GROWING, EVOLVING: WHAT ABOUT THE ETERNAL RECURRENCE?
Editoriali

GROWING, EVOLVING: WHAT ABOUT THE ETERNAL RECURRENCE?

Pennacchio Argentato

WEM EDITORIAL #16 PENNACCHIO ARGENTATO

GROWING, EVOLVING: WHAT ABOUT THE ETERNAL RECURRENCE?

Testo a cura di  Domenico De Chirico

«”Affido questo manoscritto allo spazio, non con la speranza di ottenere soccorso, ma per contribuire, forse, a scongiurare lo spaventoso flagello che minaccia la razza umana. Dio abbia pietà di noi!”…”La razza umana?” Sottolineò Phyllis stupefatta. “È scritto così”confermò Jinn»

da “Il pianeta delle scimmie” (La Planète des singes), romanzo di fantascienza del 1963 dello scrittore francese Pierre Boulle.

Per poter meglio comprendere ciò che è alla base e che in concomitanza caratterizza l’intera ricerca del duo artistico PENNACCHIO ARGENTATO, composto rispettivamente da Pasquale Pennacchio (Caserta,1979) e Marisa Argentato (Napoli, 1977), è bene immergersi nelle riflessioni che impregnano le pagine iniziali de “La Natura”, libro scritto dal filosofo Maurice Merleau-Ponty, esponente di primo piano della fenomenologia francese del Novecento, in cui egli interpreta l’argomento in questione asserendo che: «La Natura è il primordiale, cioè il non-costituito, il non-istituito; di qui l’idea di un’eternità della natura (eterno ritorno), di una solidità. La Natura è un oggetto enigmatico, un oggetto che non è del tutto oggetto; essa non è completamente dinanzi a noi. È il nostro suolo, non ciò che è dinanzi, ma ciò che ci sostiene» e poi aggiunge che «c’è natura ovunque ci sia una vita che ha un senso, ma in cui, tuttavia, non c’è pensiero; di qui la parentela con ciò che è vegetale: natura è ciò che ha un senso, senza che questo senso sia stato posto dal pensiero. È l’autoproduzione di un senso. La Natura è dunque diversa da una semplice cosa; ha un interno, si determina dal di dentro; di qui l’opposizione tra “naturale” e “accidentale”».

Secondo tali premesse, laddove, per inciso, la Natura si differenzia dalla pura esteriorità di un essere ignavo perché è senso e nel contempo rinvia a un’alterità di senso che pure le co-appartiene, spinti da un’indagine fortemente sentita sulla relazione che intercorre tra economia ed ecologia, la pratica artistica di PENNACCHIO ARGENTATO si cimenta sovente con l’idea di rappresentazione, proprietà e osservazione del nostro tempo e delle relative questioni sociali, economiche, umanitarie, politiche e tecnologiche, implementando strategie formali e visive di astrazione, ripetizione, appropriazione, ingrandimento e frammentazione dei principali elementi che costituiscono l’orbe terracqueo. Gli artisti utilizzano una vasta gamma di materiali e tecniche che spaziano da quelli performativi come il titanio e il carbon kevlar a quelli piu propri della scultura contemporanea come il cemento e le resine acriliche. Per di piu, assimilando video proiezioni all’interno delle loro sculture, sperimentano anche tecniche di modellazione 3D.

In termini pratici, per esempio, l’installazione intitolata «I’M CONSTANTLY GROWING, EVOLVING, AND BECOMING MY BEST SELF” del 2022, perfetto esempio di quell’estetica lirica, iconica ed esanime di cui il duo PENNACCHIO ARGENTATO si fa portavoce, affronta le questioni complesse legate alla crisi climatica, al conseguente scioglimento dei ghiacciai e all’altamente preoccupante esaurimento delle scorte disponibili delle materie prime, calamità, queste, che attanagliano lo stato vigente delle cose in un mondo fortemente lussato e che viene qui analizzato in relazione al tema della cosiddetta autoaffermazione, fenomeno sociale piuttosto diffuso che si manifesta in maniera sempre piu ossessiva e che incita gli individui a rimanere concentrati su sé stessi quanto piu possibile senza preoccuparsi d’altro così da evitare, erroneamente, ogni tipo di dispersione. Pertanto, porsi dinanzi a quest’opera significa essere chiamati a riflettere su tutte le questioni ecologiche che stanno aggranfiando il nostro pianeta, in contrapposizione a tutti quei mantra spirituali contemporanei, tipici delle teorie psicologiche dell’era New Age, che sovente spronano l’essere umano a prendersi cura, quasi esclusivamente e in maniera del tutto egoistica, di sé stesso e dei suoi interessi personali. Di qui, nasce un’ulteriore dicotomia, quella inconfutabile tra un presente opinabile ed un futuro pressoché incerto.

Nuove opere da parete fanno da corollario e, contrapponendovisi, attorniano la suddetta installazione, che si presenta come autonoma e dalle fattezze assideranti: si spazia, così, dalle tonalità accese, sugose e cangianti del rosso di “Climate Anxiety with Tomato Soup” a quelle sfavillanti e altresì fessurate del verde di “Eco-Distress with Spinach Velouté”: entrambi i lavori, palpitanti eppur apparentemente imparziali, vociferano del momento storico in cui tutti noi oggi viviamo, quello in cui il caos regna sovrano, facendo ribollire concordemente paure e desideri, in un immaginario ossimorico, quello propostoci da PENNACCHIO ARGENTATO, che sottolinea sempre di più il contrasto che si insinua sia tra corpo e mente sia tra capitalismo e natura, la cui struttura sintattica si propone come assai singolare: la pace si surriscalda e lo scioglimento diviene sintomaticamente sinonimo di benessere, in un momento in cui la società capitalistica, per dirla con il poeta e scrittore statunitense Charles Bukowski, ora si divora da sola.

Fonti: M. Merleau-Ponty, La nature, Édition du Seuil, Paris 1995; tr. It. di M. Mazzocut-Mis e F. Sossi, La natura. Lezioni al Collège de France 1956-1960, Raffaello Cortina Editore, Milano 1996, p. 4.

 

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