WEM EDITORIAL #14 DANIELE SIGALOT
Inno agli errori, nuove prospettive
Testo a cura di Sonia Belfiore
“Just because something doesn’t do what you planned it to do doesn’t mean it’s useless.”
Thomas A. Edison
Rileggere, trasformare, giocare con la percezione dell’osservatore sono alcuni dei nodi principali della ricerca di Daniele Sigalot in cui il leggero diventa pesante, il superfluo protagonista, gli insuccessi buone idee. L’inaspettato, il quotidiano, le idee scartate, assumono nei lavori di Sigalot un posto di primaria importanza conferendogli un carattere statuario capace di evocare atmosfere oniriche e impossibili.
Per Roma Arte in Nuvola, WEM e Sigalot presentano Master of Mistakes e la serie Mistakes, opere in cui il minimo comune denominatore è l’errore, riletto concettualmente e formalmente come elemento tanto provocatorio quanto poetico capace di rivelare la bellezza dell’inaspettato. Un’opera di grande formato e alcune di piccole dimensioni stuzzicano la percezione dello spettatore, la prima si impone quasi a schiacciarlo, mentre altre sembrano fragili e leggere, due facce differenti ma complementari che raccontano il concetto -stravolto- di fallimento.
Nei lavori di Sigalot l’errore non ha una connotazione positiva o negativa, ma viene rielaborato dall’artista come una deviazione rispetto a ciò che si aspettava, un fallimento che si tramuta in monumento, in genio; proprio all’interno di questa prospettiva prende vitala serie degli errori, di cui fanno parte Attempts At Greatness, dei totem, Inconsistenlty logical, un elegante mandala, Master of Mistakes, una maestosa palla, Mistake, errori di piccolo formato che sbocciano come fori, tutte opere concettualmente e formalmente composte da errori.
Grazie al background lavorativo dell’artista nel mondo della pubblicità, il binomio idea/errore incalza da anni la ricerca di Sigalot. Ironico e acuto dapprima nel mondo della pubblicità e successivamente in quello dell’arte, l’artista si nutre di tante, nuove idee che statisticamente portano con sé qualcuna di meno vincente. Sono queste ultime le idee a cui l’artista si è affezionato di più, pensieri più umani, più comuni, più veri, ed è proprio a loro che dedica un’opera monumentale: Master of Mistakes. La sfera pesa più di 700 chili, realizzata in alluminio accartocciato e rappresenta tutte le idee scartate prodotte da Sigalot nel corso della sua carriera. In Master of Mistakes però le idee cestinate si uniscono acquistando anima propria, una via di fuga dal loro inevitabile destino, in cui un gesto ordinario diventa straordinario.
2500 fogli A4 sono stati lavorati singolarmente dall’artista, una ripetizione ossessiva in cui il peso del foglio bianco diventa un successo, uno racconto che gli eleganti Mistakes racchiudono singolarmente. Con la serie dei Mistakes, Sigalot mette in luce aspetti nascosti del quotidiano, dando risalto alla bellezza della semplicità, all’armonia dei gesti spontanei, al genio nell’apparente banalità, il tutto condito con ironia, cifra stilistica dell’artista capace di rivelare meccanismi nascosti.
Il foglio A4, materiale con cui solitamente ogni creativo si interfaccia nelle prime fasi di ideazione, diventa protagonista delle opere esposte, dapprima portavoce e traccia degli sbagli commessi poi trasformati grazie a una sapiente progettazione formale. La serie dei Mistakes è poi una vera e propria scomposizione della grande sfera esposta alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma, in quanto ne verranno prodotti ed “incubati” 2499 unità, ovvero quasi lo stesso numero di fogli che compone Master of Mistakes.
Le opere sono un inno agli errori, alle opportunità non colte che possono però innescare nuove prospettive.
Attempts At Greatness è un totem, un grafico, un carotaggio mentale che presenta il percorso del processo creativo, tagliente, tortuoso e ascensionale. Tra torri di fogli accartocciati ogni tanto si scorge una buona idea, ben piegata o distesa pronta per essere letta. Un racconto, quello costruito da Sigalot, capace di visualizzare architettonicamente la diffcoltà e l’imprevedibilità della giusta intuizione a cui si arriva grazie al percorso costruito sbaglio dopo sbaglio.
Come Attempts At Greatness anche Inconsistently logical rappresenta una diversa formalizzazione delle idee, se nella prima opera il ritmo è statico, introspettivo, costruito idea dopo idea, in Inconsistently logical le idee acquistano un incedere vorticoso. Un mandala che, come un’immagine in movimento che si compone di stop motion, racconta il viaggio trasformativo e concettuale di un foglio bianco che diventa cartoccio, pronto per essere cestinato. Gli errori si trasformano nel loro opposto sbocciando in una composizione armonica, in una ricerca di equilibro nel caos.
L’arte di Daniele Sigalot, la serie degli errori in particolare, è un intreccio di cura, amore e musica. Daniele salva le idee scartate, presta loro attenzione e ne conferisce la forma, una forma che nasce da una stretta sinergia tra artigianalità e processi industriali. Partendo dalla bellezza del materiale e servendosi della precisione di macchinari metalmeccanici, l’artista in ultimo stadio manipola singolarmente l’alluminio accartocciando in modo unico tutti gli A4.
Ogni foglio manipolato dalla pazienza e dall’amore dell’artista entra in sinergia con gli altri, come in una partitura… ed ecco la musica! Una musica che salta, che corre, costituita anche da imprevisti, da errori. Come dei glitch, un picco breve ed improvviso causato da un errore imprevedibile, i cortocircuiti innescati da Daniele creano delle piccole rotture nel pensiero critico individuale diventandone cifra stilistica.
È curioso pensare infine che la parola errore derivi dal latino error-oris e cioè “vagare”, un verbo che rispecchia la natura viva e mutevole dei lavori, una continua sperimentazione: un imprevedibile flusso creativo che riflette lo spirito del nostro tempo.
“Solo perché qualcosa non fa quello che avevi previsto non significa che sia inutile” diceva Edison, il quale si racconta fece migliaia di tentativi per migliorare l’invenzione della lampadina.
Durante una conferenza stampa un giornalista gli chiese: “Dica, Mr. Edison, come si è sentito a fallire duemila volte nel fare una lampadina?” La risposta di Edison fu: “Io non ho fallito duemila volte nel fare una lampadina; semplicemente ho trovato millenovecento-novantanove modi su come non va fatta”.
Daniele Sigalot potrebbe dire lo stesso su questa serie di lavori, aggiungendo però che grazie a questi millenovecento-novantanove sbagli è riuscito a creare qualcos’altro, monumenti al fallimento, inni agli errori commessi che hanno dato vita ad altro, ad ottime idee.